Scheda biografica a cura di Gian Luca Chiericati
SAINO VINCENZO
classe 1876, matricole n. 2103 e 3967 (54), morto per malattia il 13 ottobre 1918.
Vincenzo Saino nasce a Vigevano l’11 maggio 1876 da Giuseppe e Giuseppa Negri e viene battezzato in duomo il giorno successivo coi nomi di Vincenzo Giovanni Battista. La famiglia abita al civico n. 11 di via Griona e Vincenzo è il quarto di cinque figli[1]. Nel 1896, a vent’anni, concorre alla leva del Comune di Vigevano coi coscritti della sua classe, estraendo il n. 230. La commissione esaminatrice rileva un giovane alto m 1,67, con capelli neri lisci e occhi neri, colorito roseo e dentatura sana; è letterato ed esercita il mestiere di sellaio. Fisicamente idoneo, viene ascritto in terza categoria per motivi famigliari, risultando così dispensato dal prestare il servizio di leva in tempo di pace. Il giovane può quindi dedicarsi completamente al lavoro intraprendendo il mestiere di calzolaio, in armonia con lo sviluppo della fiorente attività calzaturiera a cui Vigevano si è vocata in questo periodo. Nonostante la promettente attività, diversi lutti colpiscono nel contempo la sua sfortunata famiglia: nel giugno 1908 muore, non ancora venticinquenne, il fratello minore Giovanni Battista; nell’aprile 1911 il padre; mentre nel 1912 muoiono la sorella maggiore Adelaide e la madre Giuseppa, rispettivamente a gennaio e novembre. Cesare vive già fuori dalla famiglia d’origine, avendone formata una propria sposando nel 1907 Maddalena Ubezio, e Vincenzo Saino, divenuto capo famiglia, abita con la sorella nubile Maria, che fa la sarta, nella residenza di corso Novara n. 30. Due anni più tardi, il 14 maggio 1914, in duomo, può finalmente convolare a nozze con la trentenne Angela Previderé, anche se questo matrimonio non sarà tuttavia allietato dalla nascita di figli.
Poco più di un anno dopo l’Italia entra nella Grande Guerra e il 2 dicembre 1916 anche Vincenzo Saino è mobilitato. La sua condizione di abile artigiano e il precedente mestiere di sellaio, che ancora risulta dalla documentazione matricolare, gli evitano il più gravoso e pericoloso servizio in fanteria e viene destinato in un reparto a cavallo. Il 22 dicembre giunge pertanto al 23° reggimento artiglieria da campagna, specialità che all’epoca è infatti ancora ippotrainata, ma dopo poche settimane «marca visita» perché tormentato da terribili mal di denti. L’ospedale militare di Alessandria lo riforma quindi in seguito a carie dentaria l’11 gennaio 1917 e Saino, dolorante ma con un sospiro di sollievo, può rientrare a Vigevano.
Purtroppo il prosieguo del conflitto e le spaventose perdite di vite umane che continuano a verificarsi, fanno sì che vengano emanati diversi decreti che richiamano a nuova visita i militari già riformati, in una vera e propria ottica di «raschiatura del barile», al fine di rimpolpare i ranghi resi ancora più esigui dalle enormi perdite, tra caduti, dispersi e prigionieri, susseguenti alla disfatta di Caporetto di fine ottobre 1917. Anche Vincenzo Saino viene pertanto rivisitato dall’autorità militare e, ovviamente dichiarato abile di prima categoria, nuovamente arruolato il 29 gennaio 1918. Ancora il suo mestiere gli garantisce un reparto di élite in quanto è destinato alla specialità aviatori e inviato al deposito aeronautica. Da qui è assegnato alla 268a squadriglia idrovolanti di Rapallo, reparto di stanza alla base Idro-268, da cui prende il nome, che risulta operativa da febbraio 1918. Il compito della squadriglia consiste nell’esplorazione quotidiana della costa ligure che va da Punta Manara a Punta Arenzano, controllando in modo particolare le rotte di entrata e uscita dal porto di Genova per segnalare eventuali sommergibili nemici, sbarramenti e zone minate. Il servizio viene svolto principalmente con apparecchi di tipo F.B.A. (Franco-British Aviation Company)[2], costruiti da varie fabbriche italiane su licenza, e nell’organico dei 73 uomini totali del reparto sono previsti ben due soldati con l’incarico di calzolaio[3]. Saino è sicuramente uno di loro e il suo compito consiste nella realizzazione di speciali calzature imbottite e nella manutenzione di caschi e giubboni di pelle degli equipaggi degli apparecchi che, sistemati nelle fusoliere ancora aperte, sono soggetti a tutte le inclemenze meteorologiche.
In questo contesto opera quindi fino al mese di ottobre 1918 quando, durante il suo picco di maggior virulenza, anche il Vigevanese viene contagiato dalla terribile influenza spagnola, un altro micidiale nemico che mieterà in Italia altrettante vittime della guerra. La scienza medica dell’epoca è impotente e Saino viene ricoverato con la prescritta diagnosi propagandistica di «broncopolmonite da influenza» all’Hotel Bristol di Rapallo, già requisito e adibito ad ospedale militare come altri alberghi, nonostante le lamentele delle amministrazioni locali che ne denunciano grave nocumento al settore turistico.
Il destino avverso sembra poi ulteriormente accanirsi contro il povero soldato che, forse avrebbe anche potuto sopravvivere alla pandemia, muore precipitando da una finestra dell’albergo in preda a delirio febbrile il 13 ottobre 1918. Peraltro la causa della morte dovuta alla frattura della scatola cranica è risultata ben evidente durante l’esumazione del 3 novembre 2017. Come gli altri deceduti all’Hotel Bristol viene sepolto nel cimitero di Zoagli, nel cui comune è in effetti ubicato il grande albergo, ed è raggiunto qualche giorno dopo da altri due compagni della sua stessa squadriglia, Sacco Giorgio e Costa Alfredo.
La vedova Angela Previderé non ha diritto alla traslazione a spese dello stato giacché Saino non risulta caduto in combattimento e non può evidentemente permettersi di riportare a Vigevano le spoglie del marito. Così il nostro concittadino rimane a Zoagli, ricordato ufficialmente ancora nell’Albo d’Oro dei caduti della Grande Guerra della Provincia di Pavia, pubblicato nel 1932, che recita: Saino Vincenzo di Giuseppe – Soldato battaglione aviatori, nato l’11 maggio 1876 a Vigevano, distretto militare di Pavia, morto il 13 ottobre 1918 a Zoagli per malattia.
[1] Adelaide nata il 30 gennaio 1869; Cesare nato il 29 settembre 1871; Maria nata il 17 novembre 1873 e Giovanni Battista nato il 7 ottobre 1883.
[2] Gli aeroplani ancora in servizio al 1 dicembre del 1918 alla base di Rapallo sono: 12 idrovolanti F.B.A. in piena efficienza; 2 idrovolanti F.B.A. non efficienti; 1 idrovolante Sopwith Tabloid in piena efficienza.
[3] Sempre al 1 dicembre 1918 il personale della base era composto di: 1 ufficiale comandante di squadriglia; 12 piloti; 9 mitraglieri; 14 montatori; 11 motoristi; 5 meccanici; 21 soldati tra cui 1 ciclista, 1 sarto, 1 barbiere, 1 nuotatore e appunto i 2 calzolai