All’amico Marco, (alpino34 del forum di Miles), un particolare ringraziamento per avermi fornito e permesso la pubblicazione delle foto riguardanti l’attuale cimitero del campo di Sigmundsherberg.
Le notizie sul campo sono tratte da: Malasorte Prigionia di guerra – ISBN 978-3-85028-708-1 – Il campo di prigionia di Sigmundsherberg. Autore: Rudolf Koch.
I prigionieri di guerra di Castelnovetto
Dai documenti rintracciati risultano internati nel campo di concentramento di Mauthausen i militari: Afferno Giuseppe, Bellone Stefano, Buffa Carlo, Ceriani Giovanni, Lampugnani Luigi e Mortarino Giovanni.
Nel campo di Sigmundsherberg: Bissolino Pietro, Canevari Elio, Cervio Giuseppe, Rossi Giovanni di Pio e Sartoris Giuseppe.
Dei restanti non si hanno notizie riguardanti il loro internamento, ma solo note redatte al loro rientro in paese.
Durante la prima guerra mondiale furono presi prigionieri da otto a nove milioni di soldati su circa 60 milioni di chiamati alle armi.
La loro detenzione presentò non poche difficoltà ai paesi interessati che dovettero risolvere notevoli problemi, che, per la prima volta nella storia si manifestavano.
Primo fra tutti la costruzione dei campi d’internamento per gli stessi prigionieri, il loro vettovagliamento, l’impiego nel lavoro e tutta una serie di questioni a loro collegati.
Normalmente questi campi dovevano avere una posizione collegabile a centri maggiori e ben serviti dalla rete ferroviaria, ma soprattutto ben lontani dai fronti di guerra.
1164 sono i campi di concentramento impiantati dall’esercito Austro-Ungarico durante la guerra, questi erano suddivisi su 18 paesi. Tutti i campi in zona occupata, oppure a ridosso delle prime linee fungevano più o meno come centri di smistamento. La politica adottata nei riguardi dei prigionieri era di trasferire quest’ultimi più lontano possibile dal fronte. Questo perché si voleva in un certo qual modo scoraggiare l’eventualità di una fuga, più si era vicini alle proprie linee più alta era la tentazione di fuga.
L’Austria ospitava sul suo territorio 82 campi di concentramento di questi i più tristemente noti furono Mauthausen e Sigmundsherberg.
Il campo di Mauthausen
Mauthausen presso Linz in Alta Austria, campo di concentramento attivo nella 1ª Guerra Mondiale, divenne poi tristemente famoso al termine del secondo conflitto mondiale come Lager nazista. Il campo, in origine parzialmente su baracche di legno, venne poi modificato in pietra negli anni quaranta.
Sorto sull’onda entusiastica per l’andamento del conflitto, gli austriaci fiduciosi di catturare numerosi prigionieri, pensarono di attrezzare una struttura adeguata per contenerli.
Con il prolungarsi della guerra il continuo aumento di prigionieri cominciò a creare non pochi problemi agli austriaci. La mancanza di cibo, le condizioni fisiche e morali ignobili in cui versavano i prigionieri da tempo detenuti, senza poi parlare in alcuni casi della mancanza più totale di disciplina vennero a creare seri problemi all’interno dei campi.
La disfatta di Caporetto poi contribuì moltissimo a peggiorare le condizioni degli internati, che, all’arrivo, si trovarono in una situazione ostile coi connazionali in quanto già tacciati dagli austriaci come codardi.
Il Governo austriaco, che già aveva il suo popolo alla fame, negava agli ormai troppi prigionieri perfino lo stretto necessario. Non mancarono in questo frangente, da parte dei prigionieri italiani e nonostante gli stenti, atti di cameratismo nei confronti delle sentinelle e verso la popolazione, arrivando a privarsi del poco che avevano dividendolo specialmente con la popolazione.
A questo proposito apparve sul n. 32 della Domenica del Corriere del 12-19 agosto 1917 pag. 8 un articolo dedicato al Campo di Concentramento di Mauthausen.
“L’inferno di Mauthausen”
Con questa frase i nostri prigionieri restituiti dall’Austria ricordano l’ormai famoso campo di concentramento che ha visto tante sofferenze italiane. È quindi interessante formarsi un’idea di questo luogo tristemente celebre attraverso le istantanee che qui pubblichiamo. Particolare importanza di documento – per quel che riguarda le condizioni delle popolazioni dell’Austria – ha la fotografia in cui una bimba è sorpresa mentre chiede da mangiare ai prigionieri, il cui vitto – come è noto – è talmente misero che non permette certo soverchie generosità verso la miseria dei vicini del campo.
Il Cimitero di guerra sorge a circa 3 Km. Est-Nord-Est della cittadina di Mauthausen. L’area cimiteriale, di forma trapezoidale, è strutturata in settori prativi nei quali, in tombe singole disposte a filari, riposano 1.766 Caduti italiani della 1ª guerra mondiale e 1.677 nostri connazionali (militari e civili) Caduti nel 2° conflitto mondiale.
Le tombe della 1ª guerra mondiale furono riordinate negli anni 1922-1923 in tumuli individuali distinti da croci di cemento con uno o due nominativi.
Il campo di Sigmundsherberg
Il campo di prigionia si trovava nelle vicinanze di Sigmundsherberg, paese della bassa Austria, distretto di Horn. Attualmente il paese conta circa 2.000 abitanti ed è collocato su un pianoro a 429 metri sul livello del mare.
Questa struttura, ben collegata a centri maggiori per via della sua posizione più elevata a fianco della Franz-Josefs-Bahn (la Ferrovia di Francesco Giuseppe), si prestava in modo ottimale ad accogliere un grosso complesso di baraccamenti.
Inizialmente nato per accogliere i prigionieri russi provenienti dal fronte orientale, che addirittura contribuirono alla costruzione dei loro alloggi, circa un anno dopo furono trasferiti per accogliere l’arrivo in massa dei prigionieri italiani tanto da diventare un campo quasi esclusivamente per italiani.
Il ministero della guerra austriaco decise di iniziarne la costruzione l’11 giugno 1915. Inizialmente la capienza della struttura era per 200 ufficiali e 30.000 soldati di truppa. Coi vari ampliamenti si arrivò a detenere fino a 1180 ufficiali e 42.000 soldati. La superficie totale del campo raggiunse i 2,88 Km quadrati.
In contemporanea, con l’evacuazione dei prigionieri russi, al campo iniziò l’arrivo dei prigionieri italiani e già dal 18 giugno 1916 risultava al completo. Dal 3 ottobre 1916 si registrava la presenza di ben 56.000 prigionieri di guerra italiani.
Secondo le disposizioni internazionali della Croce Rossa i prigionieri erano tenuti a comunicare ai loro parenti lontani, sin dalla prima missiva, il loro numero distintivo. Questa regola aumentò vertiginosamente il volume della posta sia in uscita che in entrata, tanto da dover creare all’interno del campo un apposito reparto per la distribuzione e la raccolta delle missive e pacchi in arrivo alla struttura.
Col proseguire della guerra la situazione però tendeva a peggiorare e dai primi arrivi del 1916 di prigionieri in gran parte sani e con uniformi e vestiario in buone condizioni, coll’inizio del 1917 i nuovi arrivi di malati e feriti gravi aumentarono. Questa situazione determinò una radicale ristrutturazione del gruppo ospedaliero tanto da dover suddividere l’ospedale del campo in varie sezioni riservando quella delle malattie infettive solo ai casi gravi. Tali reparti all’inizio del 1917 disponevano di 1735 posti letto.
Nelle baracche del VII° gruppo abitativo fu istituito un reparto per malati leggeri, nel quale venivano ricoverati i prigionieri maggiormente denutriti oppure convalescenti.
Nell’inverno 1917/18 il sovraffollamento degli internati si rivelò fatale. Il rigido inverno e la seguente pandemia del 1918 (Spagnola) determinarono un aumento impressionante degli ammalati innalzando di conseguenza la mortalità.
Inutili furono gli appelli che il comando del campo rivolse al Ministero della Guerra affinché si interrompesse il flusso di prigionieri inviati al campo. Sono rilevanti i dati di fine gennaio 1918 riguardanti il numero dei ricoverati all’ospedale dove si manifestava un esubero di 1.000 unità, mentre quello del reparto convalescenza superava di molto le 700 unità, quota prevista di norma.
Passando i mesi le condizioni dei prigionieri e dei nuovi arrivati peggiorarono a tal punto che divenne difficile per le Autorità del campo reperire e assicurare la forza lavoro sia all’esterno che all’interno del campo stesso. Di norma dalla primavera all’autunno su 120.000 prigionieri 100.000 erano impiegati fuori del campo. Questa enorme quantità di uomini, impiegati come forza lavoro prevalentemente in agricoltura, fa ben capire l’importanza del fattore economico.
Un piccolissimo soffio di miglioramento si ebbe nel maggio del 1918 quando in occasione di uno scambio di prigionieri invalidi con l’Italia si realizzarono parecchi trasporti di malati alla volta dell’Italia.
Fu proprio in uno di questi viaggi che un altro lomellino residente a Mortara, tale Maiolio Giovanni Battista di Giovanni Battista e di Barbanotti Catterina, soldato del 57° reggimento fanteria, 9ª compagnia, nato il 28 maggio 1892 a Mortara, morì il 22 maggio 1918 a Dornbirn. Questa città si trova al confine Austro-Svizzero sul Lago di Costanza. Maiolio, con tutta probabilità inserito in un convoglio ferroviario di prigionieri di guerra da scambiare, fu bloccato al confine. Paradossalmente l’Italia aveva inizialmente rifiutato di accettare i propri militari malati di tubercolosi, questo per motivi di sicurezza d’igiene all’interno del paese stesso.
Comandava la guarnigione del campo il colonnello Buresch. La sorveglianza e la custodia dei prigionieri era affidata ad un “Battaglione della Guardia” una unità della Milizia Territoriale. Questa unità era composta da sloveni, romeni, cechi, moravi e ruteni.
Verso la fine di ottobre 1918, quando già aleggia aria di armistizio, si fece largo una marcata insofferenza verso la guerra sia da parte dei prigionieri che delle guardie, entrambi allo stremo, che determinò la presa del campo da parte italiana.
Tra il 31 ottobre ed il 1° novembre accadde il tutto. Durante la giornata del 31 la quasi totalità degli ufficiali italiani si mise in marcia verso il comando del campo. Man mano che percorrevano la breve distanza che li separava anche i militari di truppa si unirono a loro e giunti alla presenza del colonnello Buresch il colonnello italiano Magliano comunicò al suo parigrado austriaco che da quel momento gli italiani erano da considerare soldati liberi.
Una volta disarmate, le guardie furono isolate nei loro alloggi e i militari italiani nel I° Reparto Ufficiali festeggiarono la fine della loro segregazione.
Durante la notte la stragrande maggioranza degli ufficiali e delle guardie disertò. La mattina seguente, 1° novembre, il colonnello Menna si presentò dal comandante Buresch per comunicargli che si sarebbe assunto il comando del campo per la sicurezza del mantenimento dell’ordine. Buresch in un primo momento si rifiutò ma non potendo fare diversamente dovette accettare la situazione. Il giorno successivo, 2 novembre, a seguito di una seconda fuga di militari austriaci, che determinò palesemente l’esautorazione del comando austriaco, il colonnello Menna prese definitivamente in carico l’amministrazione del campo.
Per il rimpatrio graduale degli internati occorsero alle autorità italiane, dal giorno della presa in consegna del campo, circa sei mesi. Le operazioni di rimpatrio terminarono a febbraio 1919.
Il campo fu smantellato negli anni successivi. Attualmente rimane solo il cimitero che ospita al suo interno i resti di 2363 italiani, 75 russi, 9 serbi, 9 montenegrini, 8 rumeni e 29 soldati austriaci.
Ora esistono solo poche lapidi ed una cappella che alloggia una scultura eretta nel 1917 da un prigioniero italiano (le spese furono sostenute dagli ufficiali internati).
Fino al giugno 1916 ci furono relativamente pochi decessi. Con l’arrivo dei prigionieri italiani il numero degli internati aumentò fortemente aumentando di conseguenza anche il numero degli ammalati e dei feriti.
Nell’ospedale del campo morirono da giugno a dicembre 1916 i primi 63 italiani. Di questi, 12 in seguito a ferite, 9 di tubercolosi e 10 di polmonite.
Nei primi 10 mesi del ’17 morirono 217 prigionieri. L’apice dei decessi fu però raggiunto dal novembre 1917 a marzo 1918, basti pensare che i primi tre mesi del ’18 registrarono complessivamente 1125 decessi.
Freddo, cattivo stato fisico dei prigionieri, scarsi approvvigionamenti, malnutrizione e scarsa igiene uniti alle altre malattie infettive degeneranti a causa dell’elevata promiscuità furono le cause principali di morte.
A questi poveretti poi non venne neppure risparmiata una degna sepoltura. Il defunto veniva sistemato in una cassa di legno, ma, per ragioni di spazio, le stesse venivano interrate in file di tre bare sovrapposte per ogni singola fossa.
Per risparmiare sul vestiario, essendoci penuria di vestiti da dare agli altri internati, nel 1918 i defunti furono composti nelle bare svestiti.
Come appare oggi l’area su cui sorgeva il campo di concentramento di Sigmundsherberg
Afferno Giuseppe
L’Archivio conserva due note riguardante Afferno Giuseppe che una volta esaminate determinano due militari omonimi appartenenti al Comune.
La prima nota trattasi della partecipazione datata 26 giugno 1916 proveniente dal deposito del 40° reggimento fanteria (Brigata Bologna) di Benevento, contenete le seguenti informazioni:
Afferno Giuseppe di Luigi e di Cocciola Marietta nato il 26 maggio 1885 a Castelnovetto. Soldato del 134° fanteria classe 1886 matricola 17383 distretto di Pavia, già disperso, prigioniero del nemico dal 26 marzo 1916 a Mauthausen.
La seconda nota riporta dati differenti:
Soldato Afferni Giuseppe 232° reggimento fanteria (Brigata Avellino) 9ª compagnia. Catturato il 27 ottobre 1917. Rimpatriato il 19 novembre 1918 a Castel Monte e ricoverato al concentramento di Domeliana, fu congedato col 281° fanteria.
Analizzando i dati emergono discrepanze che fanno pensare a due distinte persone, da una ricerca dei ruoli matricolari del distretto di Pavia risultano poi due Afferno Giuseppe il primo classe 1885 matricola 17730, il secondo classe 1886 matricola 17383.
Bellone Stefano
Deposito 37° reggimento fanteria Alessandria 25 febbraio 1915.
Questo comando informa la S.V.Ill.ma con preghiera di darne comunicazione coi dovuti riguardi alla famiglia dell’interessato, che il soldato Bellone Stefano di Francesco e Sbierone Giuseppa classe 1884 categoria 1ª del 155° reggimento fanteria risulta prigioniero in Austria internato a Mauthausen, come da comunicazione pervenuta a questo comando dal reparto mobilitato cui apparteneva. Non si ebbero maggiori informazioni.
Bissolino Pietro di Giuseppe
Telegramma Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – 31 agosto 1917. Protocollo 27961 – Pregola comunicare alla famiglia del soldato Bissolino Pietro di Giuseppe – 40° fanteria matricola 49495 la notizia pervenutaci dalle Autorità Austriache che egli trovasi prigioniero dal 23 maggio 1917 internato a Sigmundsherberg in buona salute. Indirizzo famiglia Clotilde Bissolino.
Deposito fanteria Benevento (40°, 134° e 242° fanteria).
Benevento 17 ottobre 1917. Prot. N° 3837: oggetto comunicazioni riguardante il militare soldato Bissolino Pietro del 40° fanteria 3ª compagnia.
A mente della circolare 471 del Giornale Militare Ufficiale (anno 1915), compio il doloroso incarico di comunicare alla S.V. che il soldato Bissolino Pietro classe 1885 trovasi prigioniero di guerra sin dal 23 maggio 1917 nella località di Sigmundsherberg. La prego perciò voler coi dovuti riguardi partecipare quanto sopra alla famiglia del militare in parola. L’Ufficiale addetto
Buffa Carlo di Giovanni
Telegramma Croce Rossa Italiana – Prigionieri – 29 febbraio 1916 ore 11,32. Protocollo 24573 – Prego comunicare famiglia notizia pervenutaci Autorità Austriache soldato Buffa Carlo 89° fanteria leva 1888 prigioniero internato Mauthausen – Buona Salute.
Camana Vincenzo di Giuseppe
Soldato Camana Vincenzo fu Giuseppe classe di leva 1889. All’atto della cattura appartenente al 1° reggimento granatieri 1ª compagnia. Catturato il 10 agosto 1915 – rimpatriato (invalido) il giorno 8 maggio 1917 congedato dal 1° reggimento granatieri.
Canevari Elio di Giuseppe
Deposito 37° reggimento fanteria Alessandria 6 novembre 1917 protocollo 14450.
Questo Comando informa la S.V. Ill.ma, con preghiera di darne comunicazione coi dovuti riguardi alla famiglia dell’interessato, che il soldato Canevari Elio di Giuseppe classe 1891 categoria 1ª matricola 26221 nel 155° reggimento fanteria 6ª compagnia risulta prigioniero in Austria – internato a Sigmundsherberg il 21 maggio 1916 come da comunicazione pervenuta a questo Comando dal reparto mobilitato cui apparteneva. Non si ebbero maggiori informazioni.
Ceriani Giovanni di Cesare e Bavone Maria.
Tre notificazioni lo riguardano; un telegramma della Croce Rossa Italiana del 17 gennaio 1916, una comunicazione di dispersione del Deposito del 37° reggimento fanteria e sempre dallo stesso una dichiarazione d’irreperibilità con presunzione di morte.
L’albo d’Oro Ministeriale, la lapide del monumento ai caduti e i registri degli atti di morte del Comune di Castelnovetto fino al 1925 non riportano fra i caduti il Ceriani.
1ª) Telegramma Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – 17 gennaio 1916 – Protocollo 20780. Prego notificare famiglia notizia pervenuta Autorità Austriache soldato Ceriani Giovanni 37° fanteria leva 1893 prigioniero internato a Mauthausen buona salute.
2ª) partecipazione di dispersione. 37° reggimento fanteria Comando Deposito – Alessandria 10 novembre 1916 – Protocollo n. 7833.
Questo Comando informa la S.V. Ill.ma con preghiera di darne comunicazione coi dovuti riguardi alla famiglia dell’interessato, che il soldato Ceriani Giovanni di Cesare e Bavone Maria nato il 24 giugno 1893 categoria 1ª classe 1895 matricola n. 2501 del 37° reggimento fanteria risulta disperso in combattimento il 21 ottobre 1915, come da comunicazione pervenuta a questo Comando dal reparto mobilitato cui apparteneva.
3ª) Dichiarazione d’irreperibilità. 37° reggimento fanteria Deposito Ufficio Matricola – Ufficio Informazioni – Alessandria 26 gennaio 1917, con preghiera di consegnarla alla famiglia del soldato Ceriani Giovanni.
DICHIARAZIONE D’IRREPERIBILITÀ. Il Comando del Deposito del 37° reggimento fanteria, vista la legge 2 luglio 1896, n. 256; visto il decreto luogotenenziale del 27 giugno 1915, n.1103; Agli effetti esclusivi sulle pensioni (T.T. approvato con R. Decreto 21 febbraio 1895, n.70).
DICHIARA: che il soldato Ceriani Giovanni di Cesare e Bavone Maria nato a Castelnovetto il 24 giugno 1893, nel 37° reggimento fanteria inscritto al n. 2501 di matricola del distretto militare di Pavia, prese parte il 21 ottobre 1915 al combattimento di Monte Zagora.
Che dopo tale fatto egli scomparve, e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o che risultarono prigionieri.
Che perciò è IRREPERIBILE e deve PRESUMERSI MORTO dal ventuno ottobre millenovecento quindici.
Cervio Giuseppe di Pietro
Tre comunicazioni che riguardano questo militare.
1ª) Comando deposito 54° reggimento fanteria di linea – Ivrea 5 ottobre 1916 protocollo n° 3482 oggetto: soldato Cervio Giuseppe.
Questo comando compie il dovere di comunicare alla S.V. che il soldato Cervio Giuseppe di Pietro e di Laboranti Angilina nato il 7 luglio 1896 a Castelnovetto, venne dichiarato disperso nel combattimento del 15 settembre 1916 ad Oppacchiesella. Si prega la S.V. di darne partecipazione alla famiglia coi dovuti riguardi, esprimendole l’augurio più vivo che ulteriori notizie, di cui se ne curerà la trasmissione, non appena in possesso, lo diano in buona salute.
2ª) Telegramma Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – 15 dicembre 1916 protocollo n° 706 – Pregola comunicare alla famiglia del soldato Cervio Giuseppe di Pietro e Laboranti Angilina del 162° reggimento fanteria la notizia pervenutaci dalle Autorità Austriache che egli trovasi prigioniero da 14 settembre 1916 internato a Sigmundsherberg in buona salute.
3ª) Comando deposito 54° reggimento fanteria – Ivrea 12 marzo 1917.
Protocollo n° 871 oggetto: soldato Cervio Giuseppe di Pietro.
Al sig. Sindaco di Castelnovetto (Mortara)
Si comunica che da ulteriori notizie pervenute a questo Comando, il sopra indicato militare risulta prigioniero ed internato a Sigmundsherberg dal settembre 1916.
Di quanto sopra si compiaccia dare comunicazione alla famiglia interessata, con preghiera la presente nel caso risultasse abitare in un altro comune.
Fidigati Giuseppe
Il nome viene riportato in una bozza di elenco parziale riferito ai prigionieri di guerra. Nessun documento comprovante la cattura.
Gallesi Pietro di Antonio
Soldato Gallesi Pietro fu Antonio del 155° reggimento fanteria 8ª compagnia. Catturato il 23 ottobre 1915 sul San Michele. Rimpatriato il 16 novembre 1918 e ricoverato al concentramento di Ponte Motta provincia di Modena. Smobilitato dal 37° reggimento fanteria di Alessandria.
Garrone Giovanni
Bersagliere Garone Giovanni fu Andrea classe di leva 1894. All’atto della cattura appartenente al 15° reggimento bersaglieri 8ª compagnia – catturato il 6 novembre 1917 rimpatriato il 16 dicembre 1918 licenziato dal 6° bersaglieri.
Lampugnani Luigi di Alessandro
Lampugnani Luigi di Alessandro classe 1896. All’atto della cattura 25 maggio 1916 apparteneva al 6° reggimento bersaglieri, battaglione ciclisti 10ª compagnia. Fu raccolto nel campo di concentramento di Castelfranco il giorno 19 novembre 1918 fu licenziato dal 281° reggimento fanteria il…
Legnazzi Angelo
Il nome viene riportato in una bozza di elenco parziale riferito ai prigionieri di guerra. Nessun documento comprovante la cattura.
Leppi Luigi di Giovanni
Il nome viene riportato in una bozza di elenco parziale riferito ai prigionieri di guerra. Nessun documento comprovante la cattura.
Mortarino Giovanni di Francesco
Telegramma Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – 1° marzo 1916. Protocollo 24546. Prego comunicare famiglia notizia pervenutaci Autorità Austriache soldato Mortarino Giovanni bersagliere leva 1891 prigioniero internato Mauthausen buona salute.
Rambaldi Enrico (Luigi)
Caporale maggiore Rambaldi Enrico di Giovanni classe di leva 1887 matricola 18710. All’atto della cattura appartenente al 37° reggimento fanteria 9ª compagnia. Catturato il 24 ottobre 1915 rimpatriato il 14 novembre 1918 licenziato dal 281° reggimento fanteria.
Rambaldi Luigi di Giovanni
Caporale maggiore Rambaldi Luigi di Giovanni classe di leva 1893. All’atto della cattura appartenente al 27° reggimento fanteria 6ª compagnia. Catturato il 4 settembre 1917, rimpatriato il 9 novembre 1918 licenziato dal 281° fanteria.
Nota del 65° reggimento fanteria Brigata Valtellina sede di Cremona inviata al sindaco:
Da Cremona a Pavia data 26 novembre 1917: Rambaldi Luigi caporale maggiore arma 65° fanteria 10ª compagnia. Notizie: Dal deposito disperso a Paludi Lisert il 4 settembre 1917.
Rognoni Luigi
Il nome viene riportato in una bozza di elenco parziale riferito ai prigionieri di guerra. Nessun documento comprovante la cattura.
Rossi Giovanni
Su questo nominativo sono stati trovati tre documenti dai quali si desume trattarsi di due militari omonimi. La bozza del primo elenco dei militari prigionieri di guerra riporta solo il nominativo Rossi Giovanni di Pio.
Rossi Giovanni di Angelo
Soldato Rossi Giovanni di Angelo classe di leva 1896. All’atto della cattura appartenente al 34° reggimento fanteria 3ª sezione pistola mitraglia, catturato il 23 dicembre 1917. Rimpatriato il 6 novembre 1918 congedato dalla 3ª compagnia di sanità di Milano.
Rossi Giovanni di Pio
1ª) Lettera Ufficio Comunicazioni Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – Roma 10 ottobre 1916 – Alla Sig.ra Bellone Rosetta. Protocollo n. 21560 II°
In risposta alla richiesta della S.V. del … ci pregiamo informare che dalle liste ufficiali trasmesseci dalle Autorità Austriache Rossi Giovanni 44° fanteria 11ª compagnia classe 1892 risulta prigioniero di guerra internato a Sigmundsherberg.
Qualora in seguito pervenissero a questa commissione notizie al riguardo del suddetto militare, sarà doverosa cura comunicarle immediatamente all’indirizzo dato, senza che la S.V. abbia a fare nuove sollecitazioni. Con ossequio G. Frascari
2ª) Telegramma Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – 28 ottobre 1916 – Protocollo n. 78754 – Pregola comunicare alla famiglia del caporale Rossi Giovanni di Pio – 44° fanteria la notizia pervenutaci dalle Autorità Austriache che egli trovasi prigioniero dal 10 giugno 1916 internato a Sigmundsherberg in buona salute.
Sacchi Domenico di Luigi
Soldato Sacchi Domenico di Luigi
Dal deposito del 44° reggimento fanteria partecipazione di prigionia datata 18 febbraio 1917:
Si prega codesto Municipio di volersi compiacere notificare alla famiglia del soldato Sacchi Domenico di Luigi che al combattimento di Monte Lemerle avvenuto il giorno 10 giugno 1916 si disperse ed ora si è accertato che è prigioniero in Austria.
Sartoris Giuseppe di Battista
Telegramma Croce Rossa Italiana Commissione Prigionieri di Guerra – 19 gennaio 1918 – Protocollo n. 15016 – Pregola comunicare alla famiglia del soldato Sartoris Giuseppe fu Battista – 50° fanteria matricola n. 59598 la notizia pervenutaci dalle Autorità Austriache che egli trovasi prigioniero dal 27 luglio 1917 internato a Sigmundsherberg in buona salute.
Sassone (Sassoni) Giuseppe
Bersagliere Sassoni Giuseppe classe 1894 di matricola 35500. All’atto della cattura apparteneva al 2° reggimento bersaglieri 7ª compagnia. Catturato il 25 ottobre 1917 sul Monte Smerli . Rimpatriato il 6 dicembre 1918 licenziato dal 3° reggimento bersaglieri.
Valle Pietro
Soldato Valle Pietro di Carlo classe 1894 – All’atto della cattura 28 ottobre 1917 apparteneva all’83° reggimento fanteria 10ª compagnia fu raccolto l’8 dicembre 1918 nel campo di concentramento si Luzzara (RE), licenziato dal 78° reggimento fanteria.