La vostra morte è luce per la nostra vita che è ombra
(Pensiero dettato da Ettore Cozzoni por la corona di bronzo offerta con riverente effettuoso civismo dalla Colonia Mortarese di Milano)
Esistono più liste di nominativi, ma solo due sono da tenere in considerazione: quella riprodotta sulle lapidi del monumento dedicato ai Caduti di Mortara e quella stilata dal Dott. Francesco Pezza.
Nella pubblicazione “Cenno Illustrativo della Città di Mortara – Albo d’Onore dei Caduti” del 22 novembre 1922, edito in occasione dell’inaugurazione del monumento, Francesco Pezza riporta un primo elenco dei militari mortaresi deceduti nel conflitto.
Dalla consultazione dei registri degli atti di morte e dalla corrispondenza dei Comandi dei vari reggimenti con il sindaco del comune di Mortara sono emersi altri nominativi di militari che per motivi ignoti o perché residenti in altri comuni non risultano nei due elenchi. Allo scopo di rendere identificabile il motivo per il quale un nominativo è o non è riportato nelle liste, si è pensato di applicare al nome del caduto un numero di riferimento come sotto elencato:
(1) nominativo riportato solo sul monumento dedicato ai Caduti
(2) nominativo che appare solo ed esclusivamente nella lista del Dottor Pezza
(3) nominativo riportato in entrambi gli elenchi
(4) nominativo che non appare in nessuno dei due elenchi
L’elenco finale comprende i nominativi di 165 militari, da questo elenco se ne devono rimuovere due, Ferrari Carlo e Marchetti Natale.
Del primo, Ferrari Carlo, dai documenti visionati non sono emersi dati riconducibili alla sua residenza in Mortara. Il suo nominativo è ricordato nell’elenco dei Caduti vigevanesi come nativo di Abbiategrasso e deceduto a Vigevano, del secondo, Marchetti Natale, di certo si tratta di un errore di trascrizione. Difatti potrebbe trattarsi dell’unione parziale dei nomi di Marchese Natale con Marchetti Carlo.
Il nominativo Marchetti Natale che compare sia nell’elenco del dott. Pezza, sia da un secondo elenco rintracciato nei faldoni del 1926, risulta trascritto come soldato di fanteria deceduto nello stesso luogo e giorno di Marchese Natale.
L’Albo d’Oro Ministeriale riporta il nome di Marchese Natale, ma non quello di Marchetti Natale.
Essendo poi il nominativo di Marchetti Natale, praticamente inesistente dai registri d’anagrafe fatto salvo eventuali altre verifiche, è quindi da ritenersi un errore di trascrizione.
Dei 163 nomi restanti, si evince che i militari deceduti in combattimento o per ferite riportate in combattimento sono 88 (circa il 54% dei caduti), per malattia 36, dispersi in combattimento 19, dispersi in prigionia 3, morti in prigionia 13, deceduti per essere stati travolti da valanga 3 e a causa di gas asfissianti 1.
Analizzando le informazioni reperite dai documenti giacenti presso l’Archivio Storico del Comune di Mortara riferiti ai 163 militari mortaresi deceduti è emerso quanto segue:
Le classi che dettero il triste tributo in vite furono 24. Quella che maggiormente contribuì, con 17 morti, fu la classe 1895. La classe più anziana fu la 1873 con un morto, e quella più giovane con 3 morti la 1899.
I ventenni furono quelli che pagarono il maggior tributo in vite.
Il 65 % dei militari caduti erano celibi, il 29,5 % coniugati e dal rimanente 5,5 % non è stato possibile rilevare dati sufficienti a stabilirne con esattezza lo stato civile. Di questi 11 nominativi, non sono stati rinvenuti documenti di richiesta di pensione di guerra, oppure di comunicazioni che si possa poi stabilirne il reale stato civile. I 48 militari coniugati, hanno lasciato complessivamente 57 orfani di guerra.
Il volontario di guerra Minchiotti Giuseppe di Luigi fra i caduti è quello che ha lasciato più orfani. Di professione muratore, congedatosi nel 1896, dopo aver preso parte a diversi combattimenti nella campagna d’Africa, prese dimora a Cheren (Asmara). Qui visse per circa vent’anni svolgendo il compito di assistente per diverse imprese di costruzione dirette da ingegneri italiani. Sempre a Cheren si era unito ad una donna indigena, dalla quale aveva avuto cinque figli. Conosciuto a Mortara con il soprannome di “Murinu”, allo scoppio della guerra contro l’Austria abbandonò il posto di lavoro, alla moglie ed ai figli disse che si allontanava per tornare a riabbracciare i vecchi genitori, ma al suo rientro in Patria si arruolò come volontario nel 1° reggimento genio il 13 luglio 1915 col n. 124 d’ordine sul ruolo 57 (A.G.).
Nato il 5 giugno 1873 a Mortara, distretto militare di Pavia, è morto il 9 agosto 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento. Il Minchiotti è anche il più vecchio come età fra i militari deceduti.
Dal grafico si evidenzia che con 53 caduti i militari che svolgevano alla chiamata la professione di contadino rappresentano circa il 32% degli arruolati, in seconda posizione troviamo i muratori (14 morti) con circa l’8,5%, gli operai (11 morti) con il 6,6% e gli agricoltori (8 morti) con il 4,8%.
Si riporta qui sotto la suddivisione numerica dei caduti inquadrati negli undici corpi o specialità:
Artiglieria – 11
Bersaglieri – 16
Cavalleria – 3
Fanteria – 106
Genio – 11
Granatieri – 3
Milizia Territoriale – 3
Mitraglieri – 6
Reparto d’assalto – 2
Carreggio e salmerie – 1
Compagnia presidiaria – 1
L’arma di fanteria con 106 caduti è quella che raggruppa il maggior numero di morti, essi erano suddivisi in 47 brigate:
Re – Aosta – Cuneo – Casale – Como – Bergamo – Pavia – Pisa – Siena – Livorno – Pistoia – Ravenna
Modena – Forlì – Ferrara – Parma – Umbria – Abruzzi – Calabria – Sicilia – Ancona – Lombardia – Napoli – Toscana – Torino – Venezia – Verona – Salerno – Treviso – Emilia – Firenze – Perugia – Trapani – Novara – Alessandria – Liguria – Milano – Ivrea – Sesia – Lambro – Bisagno – Rovigo – Massa Carrara – Porto Maurizio – Tortona – Potenza – Foggia.
Le brigate con maggior perdite risultano la Ravenna e l’Alessandria con 9 morti, la Firenze con 8, la Livorno con 5, Pistoia e Liguria con 4, la Casale, Pavia, Forlì, Calabria, Lombardia, Ivrea, Sesia e Lambro con 3, la Re, Cuneo, Pisa, Parma, Ancona, Salerno, Novara e Tortona con 2, tutte le rimanenti con un caduto ciascuna.
La scala gerarchica dei 163 militari deceduti risulta così suddivisa:
n. 2 caduti con grado di Capitano, n. 2 da Tenenti, n. 4 sottotenenti, n. 2 Sergenti, n. 10 Caporal Maggiore, n. 14 Caporali e 129 soldati.