Statistiche

Sulla lapide del Monumento ai Caduti vi sono incisi 116 nominativi di militari, a questi vanno aggiunti 18 nomi di caduti nativi di Gambolò ma non riportati sulla lapide perché alla morte non più residenti in paese portando il totale dei caduti a 134.

Dal totale per le statistiche sotto inserite si devono togliere 6 nominativi. Per 5 di questi non sono state reperite notizie in quanto non inseriti nell’Albo d’Oro Ministeriale, di uno, Savino Giovanni il suo nome risulta inciso due volte sulla lapide fra i dispersi.

Dei 128 rimanenti di Ferrari Trecate Giovanni di Pietro, non si conosce la data di morte. Tutti i dati statistici verteranno quindi su 128 caduti.

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Numero di morti suddivisi per anno.

Il picco di maggior numero di decessi si registra con gli anni 1917 e 18 con 35 caduti per anno.

 

Caduti suddivisi per anno

Le classi di nascita interessate sono 25, la 1890 con 13 morti, è quella che ha avuto maggior perdite. Segue la 1894 con 10 morti e le 1883, 1891 e 1898 con 9 morti.
I caduti più anziani appartenevano alle classi 1876 e 77, i più giovani (5 caduti), erano nati nel 1899. Il più giovane caduto nell’adempimento del proprio dovere e decorato di medaglia d’argento fu il carabiniere Baldi Antonio appartenente alla classe 1900.

Caduti suddivisi per classe di nascita

Le cause di morte:

con la dicitura “ferite in combattimento” si includono tutti i militari deceduti sul campo o per ferite riportate in combattimento che col tempo hanno determinato la morte avvenuta negli ospedali di tutto il territorio del Regno.

Il termine “dispersi in combattimento”, racchiude tutti quei militari che dopo aver preso parte agli avvenimenti di una battaglia, scomparvero e non vennero riconosciuti tra i militari dei quali fu accertata la morte o che non risultarono essere prigionieri. Si deve considerare che dopo una battaglia spesso le condizioni proibitive in cui si operava, era praticamente quasi impossibile recuperare o accertare la morte dei soldati.
I loro corpi giacevano poi per diverse giornate o addirittura mesi nella terra di nessuno, spesso sotto i colpi delle artiglierie. Quando poi si riusciva nel recupero nel maggiore dei casi in assenza di reperti che ne identificavano il cadavere essi venivano sepolti con la dicitura “Militare Ignoto”.

“Morti in prigionia”, sono tutti i militari che risultano per notifica dalle Autorità Austriache prigionieri di guerra. Per quasi la totalità di loro è stato praticamente impossibile il rimpatrio della salma dai cimiteri dei vari campi di concentramento nei quali erano detenuti.
Nella categoria “morti per malattia” si includono tutti i militari che per ragioni di servizio hanno contratto malattie attribuite a cause di guerra.
Durante tutto il periodo bellico, senz’ombra di dubbio uno dei problemi che non si riuscì per svariati motivi contenere fu la diffusione delle malattie.
La vita precaria di trincea, fu la causa dei problemi fisici che i nostri soldati dovettero affrontare. Dal freddo, alla completa mancanza di igiene personale, la mal conservazione del cibo contaminato dalla sporcizia assoluta, la mancanza di latrine, erano in parte alcune delle cause che contribuirono alla diffusione di germi, batteri e virus.
Furono appunto la dissenteria, il tifo e colera le malattie più diffuse. Altra causa di morte furono tutte quelle malattie polmonari dipendenti dal freddo, appunto l’assenza di ripari aggiunti al mal equipaggiamento (è sufficiente pensare a tutti quei militari con semplici mantelline inzuppate d’acqua sotto il gelo), che fecero ammalare i soldati.
Altra causa che facilitò il contagio fu la promiscuità dei soldati nelle retrovie durante il periodo di riposo, senza poi contare le infezioni sviluppate per ferite mal curate che portavano la morte per setticemia.
La terribile pandemia del 1918 che procurò vittime in tutta Europa soprannominata “Spagnola” diede un notevole contributo all’aumento fra i morti civili e militari.
Altra componente furono le malattie mentali, fu appunto in quel periodo che si coniò la triste espressione “scemo di guerra”. La tensione dell’attacco, i bombardamenti dell’artiglieria, la presenza di cecchini, la visione dei compagni morti e lasciati nella terra di nessuno per giorni interi, chi poi esausto si azzardava a reclamare veniva poi punito in diversi modi, dall’essere legato ad un palo di fronte alle trincee nemiche alla fucilazione per insubordinazione o viltà, e tante altre situazioni poco piacevoli furono la causa del cedimento mentale di tantissimi poveretti.

caduti suddivisi per cause di morte

Questo campione di 134 caduti  era suddiviso nei seguenti corpi o specialità:

Alpini
1° reggimento – n° 1
Artiglieria da campagna
7° reggimento n° 2
21° reggimento n° 1
25° reggimento n° 1
Artiglieria da fortezza
6° reggimento n° 1
Artiglieria da montagna
1° reggimento n° 1
Batteria Bombardieri
25ª batteria n° 1
62ª batteria n° 1
345ª batteria n° 1
Bersaglieri
6° reggimento n° 3
9° reggimento n° 1
15° reggimento n° 2
20° reggimento n° 1
Carabinieri
Legione CC. RR. di Milano
Legione CC. RR. di Alessandria
Cavalleggeri guide
19° – n° 2
Centuria
356ª – n° 1
Compagnia di sanità
2ª – n° 1
Compagnia mitraglieri Fiat
298ª – n° 1
455ª – n° 1
Fanteria
Suddivisi in 45 brigate con un totale di 89 morti.

fanteria
Genio
1° reggimento n° 2
2° reggimento n° 5
3° reggimento n° 1
6° reggimento n° 1
Granatieri
1° reggimento n° 1
2° reggimento n° 1
Milizia Territoriale
3° battaglione n° 1
6° battaglione n° 1
38° battaglione n° 1

 Il 18,75%  ricopriva un grado di ufficiale o sottufficiale.

grado ricoperto alla morte

Dei 128 militari 107 erano nativi di Gambolò, mentre i 21 rimanenti provenivano da altri 13 comuni.

Comuni di provenienza - 1