Non, sulle tombe, i consueti simboli cristiani in legno o in cemento, ma tutti cimeli di guerra, diverso l’uno dall’altro.
Sopra ogni tomba, un’epigrafe, un verso, un motto, un pensiero: voci dei Morti e voci dei vivi.
Il Colle S.Elia
Originariamente il Colle S. Elia ospitava il vecchio Cimitero degli Invitti che costituì il primo Sacrario Militare di Redipuglia. Le tombe dei caduti, disposte a gironi concentrici, erano alternate a cimeli di guerra che andavano a identificare le specialità e i reparti che vi combatterono.
Il nuovo Sacrario, su progetto dell’Architetto Greppi e dello scultore Castiglioni, rivide la destinazione-riqualificazione del Colle S. Elia che da Sacrario divenne un grande Parco delle Rimembranze, ricco di opere commemorative, oltre che di piccole e grandi fortificazioni (trincee e gallerie), vestigia delle passate vicende belliche.
Il Colle S. Elia è sistemato a Parco della Rimembranza con cipressi, siepi e prati. Sulla sua sommità, su un terrapieno a forma piramidale tronca, è stata collocata una colonna tratta dagli scavi di Aquileia.
Il Colle ospita:
• 35 cippi commemorativi sui quali hanno trovato sistemazione una piccola lapide in pietra che riporta una frase alla memoria (titolo del cippo), e dei cimeli di guerra (bronzati) riferiti ai militari e ai reparti che combatterono in quei luoghi;
• la Galleria S.Elia costruita dagli austro-ungarici e completata nella primavera 1915 dagli italiani durante l’occupazione del colle, utilizzata nel 1943-45 dai germanici per difesa contraerea;
• oltre 30 pezzi di artiglieria dell’epoca, molti dei quali rari.
Il colle conquistato con gravi sacrifici dai valorosi Fanti del 17° Fanteria (Brigata Acqui) nell’attacco del 9 giugno 1915 e successivamente presidiato dai Fanti della Brigata Siena (31° e 31° Fanteria). Dal 1920 al 1938 ha custodito i resti gloriosi di 30.000 caduti della Terza Armata. (Cimitero degli Invitti)
http://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Sepolcreti/Pagine/Redipuglia.aspx
Non nelle antiche ombre, ne’ lunghi chiostri
dei cimiteri, tra gli usati avelli,
dove profusa la pietà si prostri;
ma novel tumulo ad eroi novelli
diamo, oltremare, su la quarta sponda;
e ciascun nome in pietra si scarpelli;
G. D’annunzio
Al Sommo, alta, aspettante sta, coi lauri di Dante Italia.
Pastonchi
Seppero il nome mio gli umili fanti, quando balzammo insieme al grido: “ Avanti ! “
Che t’importa il mio nome ? Grida al vento: “Fante d’Italia”, e dormirò contento.
Soldato della spada e della Croce, anche nel sonno vigilo. La voce ascolta. Parlo a Dio, che i cuori ammalia. Dico: “Signore!”, e tu rispondi: “Italia!”
Fausto Salvatòri
“A noi, tra bende, fosti di Carità l’Ancella,
Morte fra noi ti colse. Resta con noi sorella “
Margherita Kaiser Parodi Orlando (Roma, 16 maggio 1897 – Trieste, 1º dicembre 1918) fu decorata con la medaglia di bronzo al valor militare ed è l’unica donna sepolta al Sacrario Militare di Redipuglia.
Margherita, figlia di Maria Orlando e nipote di Luigi Orlando, appartiene alla terza generazione della famiglia imprenditoriale Orlando.
La madre Maria, sposata con Giuseppe Kaiser, benestante livornese di origine tedesca, ottenne, allo scoppio della prima guerra mondiale, l’italianizzazione del cognome, assumendo anche quello della nonna, ovvero Parodi. Durante la guerra, Margherita prese servizio come crocerossina presso la Terza Armata sul fronte orientale. Appena diciottenne, partì con la madre e la sorella Olga per l’Ospedale CRI di Cividale nel Friuli. Nel maggio 1917, si trovò sotto bombardamento nell’ospedale mobile n. 2 di Pieris. Finita la guerra continuò il suo lavoro a Trieste dove morì di febbre spagnola.
Margherita fu decorata al valor militare con la medaglia di bronzo il 19 maggio 1917, con la seguente motivazione: per essere rimasta al suo posto mentre il nemico bombardava la zona dove era situato l’ospedale cui era addetta. Sulla lapide è riportata la seguente scritta di Giannino Antona Traversi:
“A noi, tra bende, fosti di Carità l’Ancella, Morte fra noi ti colse. Resta con noi sorella “
http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Orlando
Guardami il petto, babbo, e dimmi, sei contento?
Alberto, più che mai tuo padre ora mi sento!
Ma la povera mamma, rimasta così sola?
Un’altra madre, Italia, di noi la racconsola!
Mamma mi disse: “Va ! “ ed io l’attendo qua.
Dèmoni della vampa e del fragore,
alacri sinfoneti della guerra!
G. D’Annunzio
Tutte le batterie un solo ardore
Tutte le volontà un nervo istesso.
G. D’Annunzio
………. la voce arrabbiata – della mitragliatrice – la terribile raganella – che canta, mai sazia – nei temporali di fuoco.
Vittorio locchi
(La sagra di Santa Gorizia)
http://booksnow1.scholarsportal.info/ebooks/oca9/21/lasagradisantago00locc/lasagradisantago00locc.pdf
Fiamme rosse, fiamme d’inestinguibile ardore.
La mia ruota in ogni raggio
è temprata dal coraggio
e sul cerchio in pedi splende
la fortuna senza bende.
G. D’Annunzio
A noi, Fanti del Carso, gloria e dormir vicini
Ai puri eroi dei monti, nostri fratelli Alpini
Cavalleria d’Italia, reggimenti sacri alla morte, sacri alla vittoria
……………………………………………………………………
Cavalleria, soldati d’ogni guerra, duri alla baionetta con le schiere
de’ fanti nostri …………………………………………………….
Fausto Salvatori
Ora non sbatte l’aria che l’ala del mio sogno.
Morti come sopra il ponte
della nave, come sanno
marinai dovunque morire
G. D’Annunzio
E il Duca a lui: “ Caron, non ti cruciare:
vanno per l’altra via ad altra piaggia.
Sono i miei Fanti, e più non dimandare! “
Del Re custodi e della legge, schiavi
sol del dover, usi obbedir tacendo
E tacendo morir, terror dei rei.
Modesti ignoti eroi, vittime oscure e grandi.
Costantino Nigra
Straniero o italiano, non contrabbandare merce di odio contro l’Italia.
Un giorno, l’urlo vostro e il rombo mio: oggi su noi la voce alta di Dio!
Più che il metallo alla trincea fu scudo
dell’umil fante il forte petto ignudo.
Non questi fili ruggine colora: del nostro sangue son vermigli ancora.
Se fur vane le pinze, valsero i denti !
Mi fu riparo alle insidie e guanciale al riposo.
Grato m’è il lungo sonno, più tranquillo che nel nudo ricovero di guerra; ma di patrio richiamo al primo squillo, balzeremo anche noi di sotto terra.
Perdono a te, che mi avvolgesti d’acre fumo nei dì tremendi della Bora!
Ora non servi più, perché alle sacre fiamme d’Italia mi riscaldo ognora.
Per ingrandir sua voce.
Dicea, marciando il Fante: oh, misera fiammella, che solo a notte fonda mi rischiara la via!
A me perenne vivida luce è la fede mia: amor della mia terra, amor d’Italia bella!
Pronti! … chi parla ? … si ! dolina Amalia ! E’ presa cima 3 … viva l’Italia!
Bollettino di guerra
24 maggio 1917
Ieri, sul Carso, dopo 10 ore di violentissimo bombardamento, le valorose truppe della 3ª Armata assalirono e sfondarono le forti linee nemiche da Castagnevizza al mare.
Passò su queste antenne tutta la nostra storia, dal dì della riscossa al dì della vittoria.
Con le mie dita d’ombra sulla vecchia tastiera Ignoto fante vigilo. C’è in alto una bandiera di luce.
O passeggero, ti sia nella memoria: siamo ancor pronti a un fulgido messaggio di Vittoria
Fausto Salvatori
Un colpo, un grande schianto ……. E per quel dì solo di fede il fante si nutrì!
Fida gavetta mia, pace anche a tè quassù!
Ora, se non sei colma, io non borbotto più.
O ghirba, a me il tuo nome sa certo d’ironia:
tu salvasti la tua, io non salvai la mia!
Ma non t’invidio, no! Dirà di me la storia che, più dell’acqua tua, sete ebbi di gloria.
colmo di vino un dì …….. rosso di sangue poi, dalla trincea squarciata tornò il bidone a noi!
Dell’ignuda trincea mia fida amica!
Armi novelle di barbarie antica:
Monumento eretto dalla Commissione Confini per la Venezia Giulia.
(*) Foto dall’alto tratta da http://miles.forumcommunity.net/?t=55021687